Le domande alle quali è più difficile rispondere sono quelle la cui risposta è più ovvia. – George Bernard Shaw
C’è qualcosa di speciale in ciascuno di noi. Tra le pieghe del cervello (ma c’è chi giura di averla invece scorta nel cuore) le leggi dell’Universo hanno nascosto una piccola scintilla, la cui stessa esistenza è un miracolo che né scienziati né filosofi sono riusciti a spiegare. Non che non ci abbiano provato, ve lo posso assicurare. Con la carta e l’inchiostro usati per discuterne potremmo impacchettare la Luna! E, a dire il vero, non bisogna neppure pensare che questa scintilla sia difficile da vedere: tutt’altro!
Per te, caro lettore, non posso mettere la mano sul fuoco, ma per quanto mi riguarda l’esistenza di un soggetto capace di percepire il mondo e – meraviglia delle meraviglie – anche se stesso è cosa palese. All’interno del mio corpo l’universo prende vita: i fotoni diventano luce e colori, le vibrazioni sono musica e parole, le molecole fluttuanti nell’aria che respiro si fanno profumo. Sono una persona, sono vivo e consapevole di esserlo, e per quanto mi riguarda mi trovo al centro di Tutto. La gioia che provo nel concedermi a questa sensazione diventa però stupore appena alzo lo sguardo al mondo. Vedo altri occhi attorno a me, e altre bocche, e altri pensieri. Ma io mi trovo dietro a questi occhi, non ai tuoi, né a quelli del vecchietto laggiù in fondo. A questo mondo siamo più di sette miliardi, sparsi sui cinque continenti. I libri di storia raccontano di popoli vissuti in ere passate e di altri che verranno. Chi o cosa ha deciso, se le cose stanno così, che io debba trovarmi legato a questo corpo, e vivere proprio qui ed ora?
Non posso certo sperare di trovare una risposta nella follia del solipsista, che convinto di essere l’unico Io relega gli altri al ruolo di meri automi. Anche senza scomodare disquisizioni filosofiche più o meno sottili sono sicuro che non riuscirei mai a persuaderti di essere nel giusto! D’altra parte un medico che ci esaminasse non troverebbe nulla di fondamentalmente diverso tra me e te, nulla che possa spiegare perché io sono io e non tu. E se il dottore fosse uno psichiatra potrebbe anche trovare preoccupanti i nostri dubbi. Rivolgendosi a me direbbe, con il pragmatismo tipico della sua professione: «Tu sei tu» e poi a te «e tu sei tu, come potrebbe essere altrimenti?». Saremmo costretti a dar ragione alla sua logica, ma nel farlo resteremmo insoddisfatti, convinti che nel mistero dell’identità personale debba esserci qualcosa di più profondo di una banale tautologia.
Supponiamo che domani mattina, al risveglio, io mi trovi d’improvviso nei tuoi panni e tu nei miei. Ci renderemmo conto che durante la notte è accaduto qualcosa di terribilmente strano? I tuoi processi cerebrali (esattamente identici a quelli che avrei io, perché in fondo appartengono a questo cervello) consulterebbero la memoria e troverebbero quelli che adesso sono i miei ricordi. Le immagini in arrivo dagli occhi verrebbero interpretate come del tutto familiari, così come i suoni e persino gli odori.Nulla potrebbe dar luogo alla preoccupante sensazione di essere qualcun altro! Non è curioso? Da un lato siamo certi che se domani dovessimo aprire gli occhi su una vita che non è la nostra avremmo cambiato qualcosa di molto importante, ma dall’altro non ci sarebbe modo per nessuno – noi compresi – di notare una qualsiasi differenza!
A prima vista si potrebbe pensare di risolvere il problema postulando l’esistenza di un’anima immateriale (e quindi non rilevabile dagli strumenti) che in qualche modo occupa il corpo controllandolo e dotandolo di un soggetto interiore. L’idea, che fu già di Platone, conduce però ad un vicolo cieco non appena la si analizza con un po’ di cura. Riflettendo sulla natura delle interazioni tra il corpo ed uno spirito così concepito si realizza ben presto che la questione è estremamente problematica, e che l’unico modo per darle un minimo di senso è fare ricorso ad un non meglio specificato intervento divino. Come può un ente immateriale venir localizzato nel tempo e nello spazio? Dove vanno le anime dopo la morte, e dov’erano prima della nascita? Se lo spirito è in grado di percepire, ricordare ed in generale di esistere anche da solo perché adesso abbiamo bisogno di occhi, orecchie e cervello?
Questi problemi fondamentali non sono mai stati risolti, nonostante la discussione sull’anima duri da millenni ed abbia sviluppato un’imponente letteratura. Ma neppure la comunità scientifica occidentale, che della ragione ha fatto il suo Dio, sembra trovarsi vicina ad una soluzione. Come spiegare l’ineffabile sensazione dell’esserci, che sembra esistere ed aver senso solo se vista dall’interno? Il metodo scientifico vacilla di fronte alla stessa esistenza degli stati mentali soggettivi, enti non misurabili che non dovrebbero esserci ma che – evidentemente! – ci sono.
Messa fuori gioco l’anima, però, neppure il materialismo sembra godere di migliore salute: se tutto ciò che esiste è il corpo, da dove arrivo Io? Cosa ne sarebbe di me se venissi teletrasportato su Marte (o nella stanza accanto), se qualcuno mi duplicasse creando una copia perfetta fino all’ultimo atomo o cambiasse, uno alla volta, tutti i neuroni del mio cervello con altri identici?
Altrettanto misteriosa è la relazione del nostro essere con il tempo. Immersi nel suo flusso cambiamo, istante dopo istante, rimanendo però ben saldi nella persona che siamo sempre stati. Come chiunque altro anche tu sei certo – se mai ti sei posto il problema – di essere stato te stesso ieri come lo sei oggi e come lo sarai, salvo incidenti, domani. Con ogni probabilità il tuo corpo non ha neppure un atomo in comune con quello del bimbo di tre anni che ti guarda dalla vecchia fotografia appesa in cucina, ma nonostante questo senti che tra voi due c’è un legame speciale, che non potrà mai venir condiviso da alcuno: anche se gli anni di una vita intera vi separano tu e lui siete la stessa persona!
Il percorso che ha portato dal bimbo di un tempo fino al tuo sé attuale è stato lungo e pieno di scelte: cosa staresti facendo in questo momento se un’ora fa un piccolo evento che ti riguarda si fosse svolto diversamente? Una visita inaspettata da parte di un vecchio amico, un autobus perso per un pelo, un gelato comperato d’impulso avrebbero fatto sì che ora tu sia un po’ diverso da come sei adesso. Diverso sì, ma sempre te stesso, come saresti ancora te stesso se quando eri molto piccolo i tuoi genitori avessero deciso di trasferirsi in un’altra città. In fondo non è così difficile immaginarci impegnati in un altro luogo, con ricordi diversi e amici diversi.
Le cose si complicano parecchio andando indietro nel tempo, fino ad arrivare al momento cruciale del tuo concepimento: un fattore casuale – basta veramente poco – avrebbe potuto far sì che invece dello spermatozoo dal quale sei nato tu l’ovulo di tua madre ne avesse scelto uno poco distante. Adesso potresti essere donna invece che uomo o viceversa, e la tua vita avrebbe molto probabilmente ben poco in comune con quella che conosci. La questione comincia a farsi intricata, ma non è finita: saresti ancora tu se fosse stato l’ovulo ad essere un altro? E se fossero stati diversi entrambi, magari provenienti da altri genitori, ad esempio quelli dai quali è nato il tuo miglior amico? Saresti forse lui? Che confusione!
Trovare una giustificazione per il proprio posto nella molteplicità degli individui è un’impresa decisamente ardua. Miliardi di persone, secoli di storia e chissà quanti mondi abitati sparsi per il cosmo sconfinato… e io sono proprio qui, in questo momento, impegnato a scrivere queste parole! Dobbiamo rassegnarci a ritenere che il nostro essere noi stessi sia un capriccio del caso o la scelta di un demiurgo dalla natura incomprensibile? La questione sembra davvero senza speranza! Vi assicuro, tuttavia, che una soluzione c’è, e non solo: è sempre stata sotto i nostri occhi e per di più – una volta compresa – appare
sorprendentemente semplice.
La strada lungo la quale mi appresto ad accompagnarti conduce ad una collina, dalla quale potrai osservare il mondo – e te stesso – come non hai mai fatto prima. Visti da lassù i paradossi, che prima parevano irrisolvibili, si dissolvono come la
foschia al primo sole del mattino. Certo, il sentiero che porta in cima è poco frequentato, ma chiunque può percorrerlo con relativa facilità. Bisogna però viaggiare leggeri, ed essere disposti a mettere in discussione con mente aperta alcuni preconcetti sulla realtà, che tutti diamo per scontati ma che si riveleranno, alla prova dei fatti, nient’altro che tenaci illusioni.