Ai lettori del mio “Io sono te” la sua tesi centrale – che siamo tutti la stessa persona – apparirà evidentemente falsa o addirittura assurda. Come puoi essere me, Hitler, Gandhi, Gesù, Buddha, Greta Garbo e chiunque altro nel passato, presente e futuro? – Daniel Kolak
Il nostro unico problema è che ci riteniamo degli individui, quando fondamentalmente e originariamente siamo sempre e solo l’Assoluto. – Nisargadatta Maharaj
L’idea che voglio presentarti è in sé molto semplice, ma per comprenderla appieno è necessario prima fare chiarezza su alcuni concetti importanti e per questo servirà un po’ di pazienza. In sostanza mi propongo di convincerti che io, tu e chiunque altro siamo la stessa persona, non importa dove o quando si è svolta o si svolgerà la nostra vita.
Tu sei la persona che proprio ora sta leggendo queste righe perché sei tutte le persone, che fanno tutto ciò che viene fatto, lo è stato o lo sarà. Nessuno, noi compresi, potrebbe accorgersi che tu ed io abbiamo scambiato il nostro ‘io’ perché se esiste un unico Io e tutti noi lo condividiamo è evidente che c’è proprio nulla da scambiare!
Pazzia? Palese assurdità? Sarebbe davvero strano se in questo momento non stessi pensando qualcosa del genere. Il problema è evidente: io sono io e non mi sento affatto qualcun altro! E come potrei essere due persone contemporaneamente?
Per quanto la questione possa apparirti insensata ti esorto comunque a concedere una possibilità alla tua ragione, e a proseguire nella lettura. Anche se l’idea di postulare l’esistenza di un unico Io può sembrare incredibile essa non solo si adatta con naturalezza a quanto sappiamo del funzionamento del mondo fisico, ma deriva direttamente (e inevitabilmente!) dalle teorie scientifiche più ortodosse. Nonostante questo contrasta violentemente con la nostra intuizione, tanto che l’affermazione appare non solo falsa ma addirittura folle e del tutto priva di senso.
Se di pazzia si tratta sappi comunque che non è solo mia, perché il concetto di unità delle consapevolezze (delle menti, o delle anime che dir si voglia) è ben presente nell’opera di importanti filosofi come Plotino, Averroè, Josiah Royce e Daniel Kolak, in diversi testi sacri orientali – ad esempio le Upanishad indiane – e persino nel pensiero di eminenti scienziati contemporanei quali Erwin Schrödinger, Fred Hoyle e Freeman Dyson.
L’idea che tu, io, Giulio Cesare, Galileo Galilei, John Lennon, Mao Tse Tung e Sophia Loren siamo la stessa persona è squisitamente metafisica, e probabilmente per questo la maggior parte di coloro che sono giunti al concetto di unità delle consapevolezze lo hanno fatto attraverso la meditazione e l’esperienza mistica. Per quanto possa essere affascinante, però, questa strada non è la mia, ed io mi riprometto di accompagnarti lungo un sentiero diverso. Se alla fine saremo arrivati alla stessa meta o meno starà a te deciderlo!
Partiremo dalla premessa che noi siamo parte dell’universo fisico, e come tali soggetti alle leggi che ne governano il funzionamento. L’essenza dell’esserci potrà ben dirsi metafisica, ma non può certo essere antifisica! La conoscenza scientifica non è evidentemente la verità ultima, e forse neppure una verità, ma riassume quanto siamo stati in grado di scoprire sul mondo nel quale viviamo, e le sue affermazioni non possono venir semplicemente ignorate con una scrollata di spalle. Attingeremo quindi a ciò che la fisica ha da dirci, limitandoci comunque ad un numero ristretto di concetti fondamentali la cui solidità al momento non è in discussione.
Ciò implica un’ipotesi materialista dell’esistenza, certo, ma non nella concezione ingenua che nega l’esistenza del mondo soggettivo, delle sensazioni e dei fenomeni mentali. Materialismo in questo contesto significa che questi ultimi hanno comunque bisogno di atomi, particelle ed energia per esistere. La mente e ciò che ne consegue emergono in qualche modo (che per ora non è stato spiegato) dall’attività del cervello e dagli atomi che lo compongono anche se non si identificano con esso, un po’ come il significato delle parole che stai leggendo emerge dai simboli stampati sul foglio di carta che tieni tra le mani, o il programma del mio computer dai bit memorizzati nei transistor di cui esso è composto.
La soluzione al problema dell’identità personale attraverso l’unità delle esistenze ci permetterà di riflettere in maniera ragionata sull’etica dei rapporti interpersonali e della convivenza, non solo tra gli esseri umani ma tra tutte le creature dotate di consapevolezza. Ed è appena il caso di notare, vista la natura allo stesso tempo profondamente sociale e poco socievole di homo sapiens, che ogni miglioramento in tal senso non può che essere il benvenuto.